venerdì 1 ottobre 2010
17:26 |
Pubblicato da
Luca Spedaliere |
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"Uno su mille ce la fa; ma quanto è dura la salita...". Così cantava Gianni Morandi nell'ormai lontano 1985, invitando a non darsi mai per vinti di fronte alle innumerevoli difficoltà che la vita ci mette davanti. Ebbene, in questa rubrica parleremo di squadre su cui nessuno avrebbe puntato un centesimo, ma che invece, contro tutto e tutti, sono riuscite a portare a termine imprese memorabili.
La storia che vi raccontiamo oggi è senza dubbio una delle più grandi sorprese a cui abbiano mai assistito gli appassionati di calcio inglese: nel 1988 il piccolo Wimbledon vince l'FA Cup superando in finale il grande Liverpool. Tuttavia, non aspettatevi una di quelle favolette a lieto fine in cui i buoni, partiti con gli sfavori del pronostico, battono i cattivi imbroglioni, ormai un refrain in gran parte dei teen movies americani di stampo sportivo. Stavolta a vincere sono proprio i cattivi e forse è anche questo che rende questa partita speciale: chi di voi non ha mai sognato che Willy il Coyote scamazzasse Beep Beep? O che il caro vecchio Tom facesse un sol boccone di quel buontempone di Jerry? O, ancora, che l'amico Gargamella sterminasse Grande Puffo e compagnia? Bene, Wimbledon-Liverpool rappresenta il momento in cui tutti i cattivi del mondo hanno la propria rivincita.
Il Wimbledon è una squadra che per la maggior parte della sua storia ha militato in campionati dilettantistici, fino all'exploit degli anni '80, in cui dall''82 all''86 conquistò ben tre promozioni, issandosi fino a quella che oggi chiamiamo Premier League. Di contro, il Liverpool in quegli anni era forse la squadra più forte del mondo: Coppa dei Campioni vinta nell''84 e persa in finale nell''85 in tragiche circostanze, campioni di Inghilterra nell''83, '84, '86 e '88 stesso, FA Cup conquistata nell''86. Insomma quel Liverpool era di tutto e anche di più, trascinato da John Barnes e Peter Beardsley, ma soprattutto da quel genio di Steve McMahon, vera fonte di gioco delle azioni offensive dei Reds. Ma se veder giocare il Liverpool poteva servire per riconciliarsi col bel gioco e col calcio in generale, non si poteva dire certo lo stesso del Wimbledon. Basterebbe il loro soprannome: The Crazy Gang, la banda dei pazzi. Era una squadra di duri, formata per gran parte da ragazzi che se non avessero fatto i calciatori probabilmente a quest'ora starebbero in galera... Il loro stile di gioco, rude e spesso scorretto, era odiato da tutta l'Inghilterra, che vedeva quella finale come una sfida epocale tra Bene e Male, con il Bene nettamente favorito. Non erano stati fatti i conti però con l'abnegazione e lo spirito di sacrificio della Crazy Gang, che era riuscita a conquistarsi quella finale con le unghie e con i denti, sfruttando un tabellone favorevole e compiendo una bella impresa negli ottavi sul campo del Newcastle (vittoria per 3-1).
Quel 14 maggio il Wimbledon scendeva in campo con Beasant, Goodyear, Phelan, Jones, Young, Thorn, Gibson, Cork, Fashanu, Sanchez, Wise; i Reds rispondevano con Grobbelaar, Gillespie, Ablett, Nicol, Spackman, Hansen, Beardsley, Aldridge, Houghton, Barnes e McMahon.
Pronti via, e Vinnie Jones, medianaccio gallese noto per il suo fare intimidatorio, entra durissimo su McMahon, condizionandone così l'intera partita. Per l'arbitro, intervento non passibile neanche di un'ammonizione. Il Liverpool ha in mano il match, ma si scontra con un Beasant in forma strepitosa e con un'altra decisione cervellotica dell'arbitro Brian Hill, che invece di concedere il vantaggio a Beardsley, fermato fallosamente da Thorn ma diretto in porta, fischia la punizione al limite dell'area, negando così ai Reds la gioia del vantaggio. Solo due minuti dopo quest'episodio, il Wimbledon capitalizza al meglio una delle poche occasioni della serata: punizione dubbia vicino la bandierina del corner, cross di Wise e inzuccata vincente di Sanchez. Il Liverpool accusa il colpo, ma si ripresenta nella ripresa più agguerrito che mai: è sempre Beasant a salvare più volte il risultato. La svolta sembra esserci quando Goodyear atterra Aldridge in area: rigore! Ma quella sera ci sarebbe voluto probabilmente Superman per battere Dave Beasant, capitano di mille battaglie, presente in tutte le promozioni e presentissimo anche su quel tiro ravvicinato, calciato dallo stesso Aldridge neanche troppo male. A quel punto, il Fato aveva sentenziato: quella sera a sorridere doveva essere Gargamella; per i Puffi ci sarà tempo per riprendersi e vincere altri Scudetti e Coppe, ma non quel giorno, non quella sera...
Ecco qualche video di quella partita, che rappresenta l'unico trofeo vinto dal Wimbledon (che oggi ha addirittura cambiato nome: sono i Milton Keynes Dons, se ve li volete giocare :) ); purtroppo i commenti dei protagonisti sono in inglese, ma il linguaggio del campo è perfettamente comprensibile...
Primo tempo (con il tackle assassino di Jones su McMahon e il gol di Sanchez)
Secondo tempo (con il rigore sbagliato da Aldridge):
La festa:
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La storia che vi raccontiamo oggi è senza dubbio una delle più grandi sorprese a cui abbiano mai assistito gli appassionati di calcio inglese: nel 1988 il piccolo Wimbledon vince l'FA Cup superando in finale il grande Liverpool. Tuttavia, non aspettatevi una di quelle favolette a lieto fine in cui i buoni, partiti con gli sfavori del pronostico, battono i cattivi imbroglioni, ormai un refrain in gran parte dei teen movies americani di stampo sportivo. Stavolta a vincere sono proprio i cattivi e forse è anche questo che rende questa partita speciale: chi di voi non ha mai sognato che Willy il Coyote scamazzasse Beep Beep? O che il caro vecchio Tom facesse un sol boccone di quel buontempone di Jerry? O, ancora, che l'amico Gargamella sterminasse Grande Puffo e compagnia? Bene, Wimbledon-Liverpool rappresenta il momento in cui tutti i cattivi del mondo hanno la propria rivincita.
Il Wimbledon è una squadra che per la maggior parte della sua storia ha militato in campionati dilettantistici, fino all'exploit degli anni '80, in cui dall''82 all''86 conquistò ben tre promozioni, issandosi fino a quella che oggi chiamiamo Premier League. Di contro, il Liverpool in quegli anni era forse la squadra più forte del mondo: Coppa dei Campioni vinta nell''84 e persa in finale nell''85 in tragiche circostanze, campioni di Inghilterra nell''83, '84, '86 e '88 stesso, FA Cup conquistata nell''86. Insomma quel Liverpool era di tutto e anche di più, trascinato da John Barnes e Peter Beardsley, ma soprattutto da quel genio di Steve McMahon, vera fonte di gioco delle azioni offensive dei Reds. Ma se veder giocare il Liverpool poteva servire per riconciliarsi col bel gioco e col calcio in generale, non si poteva dire certo lo stesso del Wimbledon. Basterebbe il loro soprannome: The Crazy Gang, la banda dei pazzi. Era una squadra di duri, formata per gran parte da ragazzi che se non avessero fatto i calciatori probabilmente a quest'ora starebbero in galera... Il loro stile di gioco, rude e spesso scorretto, era odiato da tutta l'Inghilterra, che vedeva quella finale come una sfida epocale tra Bene e Male, con il Bene nettamente favorito. Non erano stati fatti i conti però con l'abnegazione e lo spirito di sacrificio della Crazy Gang, che era riuscita a conquistarsi quella finale con le unghie e con i denti, sfruttando un tabellone favorevole e compiendo una bella impresa negli ottavi sul campo del Newcastle (vittoria per 3-1).
Quel 14 maggio il Wimbledon scendeva in campo con Beasant, Goodyear, Phelan, Jones, Young, Thorn, Gibson, Cork, Fashanu, Sanchez, Wise; i Reds rispondevano con Grobbelaar, Gillespie, Ablett, Nicol, Spackman, Hansen, Beardsley, Aldridge, Houghton, Barnes e McMahon.
Pronti via, e Vinnie Jones, medianaccio gallese noto per il suo fare intimidatorio, entra durissimo su McMahon, condizionandone così l'intera partita. Per l'arbitro, intervento non passibile neanche di un'ammonizione. Il Liverpool ha in mano il match, ma si scontra con un Beasant in forma strepitosa e con un'altra decisione cervellotica dell'arbitro Brian Hill, che invece di concedere il vantaggio a Beardsley, fermato fallosamente da Thorn ma diretto in porta, fischia la punizione al limite dell'area, negando così ai Reds la gioia del vantaggio. Solo due minuti dopo quest'episodio, il Wimbledon capitalizza al meglio una delle poche occasioni della serata: punizione dubbia vicino la bandierina del corner, cross di Wise e inzuccata vincente di Sanchez. Il Liverpool accusa il colpo, ma si ripresenta nella ripresa più agguerrito che mai: è sempre Beasant a salvare più volte il risultato. La svolta sembra esserci quando Goodyear atterra Aldridge in area: rigore! Ma quella sera ci sarebbe voluto probabilmente Superman per battere Dave Beasant, capitano di mille battaglie, presente in tutte le promozioni e presentissimo anche su quel tiro ravvicinato, calciato dallo stesso Aldridge neanche troppo male. A quel punto, il Fato aveva sentenziato: quella sera a sorridere doveva essere Gargamella; per i Puffi ci sarà tempo per riprendersi e vincere altri Scudetti e Coppe, ma non quel giorno, non quella sera...
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