mercoledì 13 ottobre 2010
E' il novembre del '96; nei quarti di finale di Coppa Italia si affrontano nel match di ritorno a Roma Lazio e Napoli, con gli azzurri che devono difendere l'1-0 conquistato al San Paolo grazie ad un gol di Alfredo Aglietti. Cos'ha questa partita per rientrare nella rubrica "Uno su mille ce la fa"? Sembra una sfida di routine, con la squadra di casa che cerca (in questo caso invano) di ribaltare il risultato dell'andata. Beh, se pensate ciò di questa partita, significa che non l'avete mai vista o, peggio, non la ricordate. Innanzi tutto tra le due squadre c'era un grossissimo divario tecnico in favore dei biancocelesti, che difatti chiuderanno quarti in classifica, al contrario del Napoli, che si salverà dalla B per soli 4 punti. La Lazio di quegli anni era un gruppo fantastico: Marchegiani, Nesta, Fuser, Nedved, Signori erano solo alcuni dei campioni che la componevano. Gran parte di quei giocatori negli anni seguenti avrebbero vinto uno scudetto e diverse coppe, in campo nazionale ed europeo. Il Napoli, d'altro canto, aveva già cominciato da qualche anno la parabola discendente che lo avrebbe portato alle retrocessioni in B e successivamente al fallimento. Già nella partita d'andata, nonostante la sconfitta, la Lazio di mister Zdenek Zeman aveva dato l'impressione di essere superiore. Gli azzurri erano partiti subito forte, passando immediatamente in vantaggio con un gol in spaccata di Aglietti, ma pian piano l'undici biancoceleste (tra l'altro falcidiato dalle assenze) aveva preso il sopravvento, sprecando varie occasioni per il pari (su tutte un rigore sbagliato da Signori). Il Napoli, difendendo con le unghie e con i denti il vantaggio e rispondendo colpo su colpo agli attacchi avversari, riusciva però a portare a casa un ottimo 1-0. La partita di ritorno era prevista due settimane dopo, il 27 novembre. Il risultato d'andata lasciava aperta ogni possibilità, anche perchè in quel periodo in campionato il Napoli di Simoni stava andando alla grande, ma la sensazione degli addetti ai lavori era che la bilancia pendesse comunque dalla parte della Lazio, che schierava stavolta tutti i titolari. C'è anche da sottolineare che la Coppa Italia rivestiva un'importanza molto più grande rispetto ad oggi: qualificarsi in Champions era molto più difficile (i posti per l'Italia erano solo due) e la vittoria della coppa nazionale permetteva di disputare la Coppa delle Coppe, più prestigiosa della Coppa UEFA. Quel 27 novembre la Lazio scendeva in campo con il solito 4-3-3: Marchegiani, Negro Nesta Chamot Favalli, Fuser Baronio Nedved, Rambaudi Casiraghi Signori. Il Napoli rispondeva con un classico 4-4-2: Taglialatela, Colonnese Baldini Ayala Crasson, Turrini Cruz Altomare Pecchia, Aglietti Caio. Arbitra il signor Collina di Viareggio. La partita all'inizio è equilibrata e, strano a dirsi per una squadra zemaniana, la Lazio sembra aver paura di scoprirsi. Tuttavia i biancocelesti trovano con Casiraghi un gol fortunoso al 21', che li porta in vantaggio e virtualmente ai supplementari. La reazione del Napoli è veemente: il brasiliano Caio, mai a segno in campionato, ha sui piedi la palla del pari ma la spreca incredibilmente calciando a lato. La delusione dura però poco: è lo stesso Caio, al 28', a realizzare il colpo di testa vincente: 1-1 e palla al centro, con la Lazio che adesso ha a disposizione poco più di un'ora per fare due gol. Per la cronaca, questo rimarrà l'unico gol di Caio in maglia azzurra e ciò contribuirà a conferire ancor più un sapore epico a questa partita. Partita che sembra scorrere senza squilli di tromba, con la Lazio che prova ad attaccare ma trova un quartetto difensivo super ed un grande Taglialatela a sbarrargli la strada. Al 45' tuttavia l'espulsione dello stopper azzurro Francesco Baldini rimette tutto in discussione: i biancocelesti potranno giocare tutto il secondo tempo in superiorità numerica... Simoni corre subito ai ripari: fuori Caio, dentro il terzino sinistro Milanese, con Colonnese che va a fare il centrale ed il belga Crasson che si sposta a destra. Il secondo tempo comincia così come era finito il primo: con un espulsione di un giocatore del Napoli. Stavolta è l'attaccante Aglietti a dover tornare anzitempo negli spogliatoi: già ammonito, allontana il pallone di un paio di metri dopo il fischio di un calcio di punizione per la Lazio; per un fiscale Collina è quanto basta per guadagnarsi il secondo cartellino giallo. Siamo al 50': la Lazio ha a disposizione 40 minuti più recupero per segnare due gol ad una squadra ridotta in nove, che non può far altro che schierarsi con un 4-4-0, per quanto possano contare i numeri in un momento del genere. Zeman non ci pensa due volte ed inserisce la punta Protti al posto del difensore Grandoni (che a sua volta aveva sostituito nel primo tempo l'infortunato Negro). Il Napoli sembra spacciato. Ma è nelle situazioni come questa che si tira fuori l'orgoglio, e Taglialatela e compagni gettarono, come si suol dire, il cuore oltre l'ostacolo. Nonostante la doppia inferiorità numerica, gli azzurri riescono a resistere, minuto dopo minuto, ricorrendo ad energie inimmaginabili. Ayala fa suoi tutti i palloni alti, Crasson annulla Nedved, Milanese non fa sconti al grande ex Buso, entrato al posto di Rambaudi. Lo stesso Taglialatela si rende protagonista di un paio di prodezze delle sue. Entrano Boghossian e Bordin a dare manforte al centrocampo, ovviamente in debito di ossigeno. Non bastano alla Lazio dieci calci d'angolo, contro uno solo degli azzurri. A pochi minuti dalla fine Nedved perde la pazienza e si va a prendere la seconda ammonizione, quasi un segnale di resa. Addirittura, nei minuti di recupero, in contropiede, Cruz ha la palla della vittoria, ma arriva davanti a Marchegiani stanchissimo, e non riesce neanche a calciare. Ma poco importa, finisce così, 1-1, con Caio man of the match abbracciato dai compagni e i laziali increduli in mezzo al campo. Il Mattino il giorno dopo parlerà di gladiatori, il Corriere dello Sport li chiamerà leoni, ma la sostanza resta quella di un'impresa che rimarrà scolpita nella mente di chiunque abbia assistito a quel match. Il Napoli supererà anche l'Inter in semifinale, ma si dovrà arrendere al Vicenza di Guidolin in finale: però nessuna delusione, seppur grande, potrà mai cancellare l'impresa dei nove leoni che zittirono l'Olimpico.

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